domenica 27 febbraio 2022

La marche à la guerre (1930-1939)

La crise économique mondiale des années 1930 bouleverse les relations internationales. Dès 1931, le Japon se lance dans la conquête extérieure. L'effondrement économique de l'Allemagne permet l'accession au pouvoir de Hitler en 1933. Dès alors, les initiatives de dictatures scandent le rythme de la politique étrangère, menant inexorablement et inévitablement à la guerre. En Europe, la relative accalmie du climat international (1937) conforte les Britanniques dans leur intention de pratiquer l'' apaisement" à l'égard de l'Allemagne. Cette politique est avant tout incarnée par le Premier ministre, Chamberlain. Ce dernier, moyennant la satisfaction des revendications allemandes en Europe centrale, espère parvenir avec Hitler à un partage de l'Europe en zones d'influence: erreur profonde sur la nature du nazisme. De son côté, Hitler préfère poursuivre le réarmement à outrance, pour ne pas se lancer dans de nouvelles initiatives sans avoir derrière une force suffisante. L'accession de la Chine par le Japon en juillet 1937 est le signe avant-coureur de la guerre mondiale. Pour Hitler l'Anschluss de l'Autriche (mars 1938), son pays natal, n'a aucun droit légitime à l'indépendance: elle constitue une terre allemande, mais figure parmi les priorités du Fuhrer, d'autant que Mussolini a abdiqué ses ambitions en Europe danubienne. Face à ce coup de force, les réactions des démocraties ont été inexistantes. Le démembrement de la Tchécoslovaquie, après les accords de Munich (30 septembre 1938) est un nouveau pas vers la guerre. Ouvrant les yeux, Chamberlain se rend compte que Hitler "n'est pas un gentleman" et que la guerre sera préférable à toute nouvelles capitulations. Daladier pense de même. Encouragé par les succès hitlériens, Mussolini fait envahir l'Albanie en avril 1939 e l'annexe aussitôt. Le 22 mai, une alliance offensive dénommée "Pacte d'Acier" unit l'Italie a l'Allemagne. A partir d'avril 1939, Hitler s'en prend à la Pologne et il réclame l'annexion de la ville libre de Danzig, peuplée d'Allemands, et l'exterritorialite' pour le corridor que relie Dantzig à l'Allemagne. Français et Anglais, désormais résolus, ont accordé leur garantie à la Pologne et cherchent à gagner l'alliance de la Russie soviétique pour encercler l'Allemagne. De son côté, l'Allemagne, décidée à éliminer la Pologne, veut à tout prix éviter de combattre sur deux fronts. C'est la raison pour laquelle le ministre Ribbentrop tombe finalement d'accord avec les Soviétiques et le 23 août 1939 est signé un pacte germano- soviétique de non-agression: un protocole secret partage la Pologne en deux et céde les Pays Baltes à l'URSS. Hitler a désormais les mains libres à l'Est et le 1er septembre 1939, la Wehrmacht pénètre en Pologne sans déclaration de guerre. Contrairement à ce que espérait Hitler, l'Angleterre et la France déclarent la guerre à l'Allemagne, le 3 septembre.
Casalino Pierluigi 

Russia (Cina e ovviamente Corea del Nord), senza risposta le richieste di più democrazia.


Niente doveva fermare la grande democratizzazione avviata pochi anni prima da Deng Xiaoping. Chiedersi quante vite sarebbero costate fermare le manifestazioni di piazza Tienanmen, nel 1989, non era un'opzione. Ora i giovani di Hong Kong sanno quanto Pechino sia ancor più determinata ad eliminare qualsiasi ostacolo alle sue ambizioni di grande potenza indiscussa, economica e geopolitica, basandosi su un nazionalismo senza limiti, per coprire le ombre di un presente non troppo sicuro. Ma quei giovani non mollano. I manifestanti di Mosca e in tutta la Russia(ma anche in Bielorussia) contro la guerra in Ucraina sanno che cosa sia per Putin il sistema liberal democratico, da lui definito obsoleto, tanto per lavorare per distruggerlo. L'ideale di libertà, tuttavia, anche nei Paesi sovrani del dispotismo, non tramonta. È vero, certo, che e' una cosa manifestare a Trafalgar Square, un'altra nelle fauci dell'orso o della tigre. Eppure, perché non credere che la missione di alzare la bandiera della libertà anche da quelle parti sia impresa impossibile? I semi di libertà fra lacrimogeni e manganellate possono produrre sempre buon frutto. Se poi anche l'Occidente democratico saprà correggere i propri errori e dimostrare che il nazionalismo e il populismo non saranno sicuramente il naturale modello del futuro, mentre chi si oppone alla repressione in Cina e in Russia sarà arrestato e finirà in galera, forse il modello putiniano avrà i giorni contati. Se in Russia la democrazia è qualcosa di estraneo storicamente (mezzo millennio di autocrazia zarista, Lenin, Stalin e ora Putin) e l'effimero periodo di libertà garantito, se pur in modo anomalo, da Eltsin, è stato un disastro che ha arricchito pochi, impoverendo l'intero Paese, umiliandolo, continuano ad esserci russi che rivendicano un futuro libero, democratico e migliore del presente nazionalista e militarista imposto da Vladimir Putin. Un'analoga speranza che coltivano anche i giovani cinesi e nord coreani.
Casalino Pierluigi 

sabato 19 febbraio 2022

I rischi della democrazia tra appannamento dei valori, disaffezione e propaganda negativa da parte dei regimi autoritari

La salute della democrazia appare oggi piuttosto precaria, priva com'è di quello slancio ideale originario che ne ha fatto la fortuna presso i popoli occidentali ed evoluti. Le sottili insidie portate ad essa dai regimi dispotici non sono che il momento finale di un'involuzione assai pericolosa, tendenza che va arrestata e capovolta se si vuole sopravvivere alla barbarie del dispotismo. Una barbarie confermata dal ritorno del panslavismo di Putin, che vuole restaurate l'impero del kgb in Europa. Come il pangermanesimo hitleriano portò alla guerra, così il nazionalismo russo in versione neo zarista alla Putin apre scenari inquietanti per la sicurezza del Vecchio Continente e delle sue libere istituzioni. La stessa indolenza dei regimi democratici  spesso attratti più dagli incasti connubi con i nuovi tiranni comporta l'arrendevolezza di fronte all'arroganza degli uomini forti e dei loro regimi. L'opinione pubblica occidentale stordita da correnti non propriamente democratiche fa tornare indietro l'orologio della Storia. Il tragico passato può ripetersi in termini ancor più disastrosi oggi, mentre l'amore smodato per la democrazia ha condotto le società ad una insidiosa demagogia che trova linfa attraverso le azioni destabilizzanti dei padroni degli Stati, dove il consenso è solo un simulacro.
Casalino Pierluigi 


domenica 13 febbraio 2022

Cent'anni dopo la morte di Walter Rathenau


Il nome e la figura di Walter Rathenau, statista tedesco della Repubblica di Weimar è legato soprattutto a quel Rapallo Geist che a margine della Confenza di Genova del 1922 vide l'intesa tra  la Germania e la Russia dei Soviet su molte questioni, non ultima quella di una segreta cooperazione militare tra i due stati usciti ridimensionati dal primo conflitto mondiale. Tuttavia nella storia,del pensiero economico le idee di Walter Rathenau furono parimenti importanti. Nel suo "Meccanica dello Spirito (1913)  Rathenau, caduto il 24 giugno 1922 per mano di terroristi di estrema destra, esprime il simbolo della coscienza più profonda e inquieta del capitalismo, di un'ansia di vedere oltre la razionalità organizzatrice della moderna impresa. Rathenau, rappresentante e teorico della nuova economia e di una diversa forma di Stato, ci rinvia a quell'angoscia tecnocratica che si rivive all'interno di una grande impresa. "L'intelletto, scriverà Rathenau, ha risposto sulle cose ultime che conferiscono significato all'intero nostro mondo. Questo bisogno di regno dell'anima o supplemento d'anima accompagna il corso del moderno capitalismo. Talora appare di sfuggita come la tragicità di un'assenza, di una assoluta ed incolmabile incompletezza. Rathenau esprime dunque questo profondo tormento, questa ansia irreprimibile tra la razionalità organizzativa e le leggi della moderna economia, tra il regno dei fini che impongono al tecnocrate una rinascita interiore e la gabbia della meccanizzazione. Pur sfiorando l'evasione estetica e le visionarie finezze dell'animo, una simile riflessione nasce dal tecnocrate. Un centenario,  quello della morte di Rathenau, che svolge una funzione feconda e costruttiva e che ci ricorda quanto del Novecento sia ancora dentro di noi.
Casalino Pierluigi