giovedì 9 luglio 2020

Ricordo di Emilia Ferrari ovvero il tema della morte e degli addii.

L'esperienza culturale di Imperia New Magazine si interrompeva poco più di tre anni fa con la scomparsa inattesa di Emilia Ferrari. Un'esistenza già completa e toccante, quella della Ferrari, che della sua fortunata rivista faceva il perno di una sensibilità e di una vivacità aperta, ricca di spunti curiosi e pronti al confronto delle idee. Viene in mente il verso di Quasimodo "Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro..." La morte di Emilia Ferrari ha segnato invece, purtroppo, la fine definitiva dell'intellettuale imperiese e contemporaneamente anche della feconda e molteplice iniziativa culturale ed editoriale a lei legata. Un tempo molte pratiche rituali- dai rythes de passage ai riti funebri- erano destinate a guidare collettivamente i momenti di congedo, quelli in cui il conflitto tra ciò che sta morendo e ciò che ancora non è emerso è più aspro e più evidente. Nelle culture moderne questi attraversamenti, al contrario, si compiono soprattutto da soli: ma nell'uno e nell"altro caso normalmente l'attaccamento al passato si attenua a poco a poco, e la vita riprende, colmando i vuoti con nuovi compiti e nuove presenze. Cosi, mentre prima sembrava che il domani non sarebbe mai venuto, poi quando il domani finalmente viene, sembra impossibile aver sofferto e resistito così tanto. Perciò, al di fuori della patologia, pensiamo al lutto come a un lavoro psichico che inizia, si sviluppa e di conclude. E' avvenuto in questo modo anche con la Ferrari. E ce ne rammarichiamo tutti comunque. Nel pavimento della Chiesa di Santa Brigida, a Roma, c'è un lastra tombale del Trecento. Il sorriso del monaco, ivi sepolto e ritratto, e i panneggi della sua veste non sono stati ancora cancellati dalle migliaia di passi dei fedeli; l'iscrizione si legge ancora bene: "Memento mei", ricordati di me. Il morto ha una data e un nome, ma non c'è mito su di lui, né storia, né descrizioni di virtù e di fatti. Nulla di questo monaco defunto ha nutrito gli splendori e le grandezze un suo Doppio immortale. "Memento mei": solo un uomo che parla ad un uomo, solo due sconosciuti a cavallo del tempo che trascorre. Da sei secoli, due sconosciuti si avvicendano in accoppiamenti mutevoli e  . E ogni volta che qualcuno entra nella penombra della chiesa, si rinnova il segreto di un "me stesso", che come con tenerezza e con pietà per la morte sorride a un altro "me" che, calpestando, si è soffermato a guardare. Della morte e degli addii di Emilia Ferrari sono rimasti solo questi sentimenti che si colgono sulla pietra tombale di Santa Brigida. Una nostalgia che si ferma, un lutto che inizia, si ferma e si conclude. Addio, Emilia, addio. Nulla però è più lontano da te, però, e il distacco dalla tua memoria non c'è ancora, nonostante che sia abbia voluto lasciarti nell'oblio o in uno sfumato ricordo. Ogni volta, presto o tardi, però cose e persone si sciolgono come le ombre del mitico Ade, e nel vuoto che esse hanno dischiuso traspare la trascendenza indicibile di una meta più autentica. E ritornano a vivere non solo (e non più) nel puro ricordo, ma nel rinnovare un messaggio che senbrava smarrito. Una meta che ancora Emilia Ferrari ci indica. Per lei, ma soprattutto per noi.
Casalino Pierluigi.

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