giovedì 24 gennaio 2019

Alfarabi filosofo islamico, ma non troppo.

Pur avendo a lungo parlato da filosofo islamico e pur avendo dato l'impressione di tracciare la fisionomia di una perfetta società islamica, Alfarabi sembra in alcuni suoi passaggi, con grande liberalità, concedere che la religione, o almeno una specifica religione, non sia necessaria e sufficiente a qualificare le città virtuose. Un taglio certamente e sorprendentemente laico, in netto contrasto con le tradizionali visioni integralistiche o totalizzanti islamiche. Una risposta al quesito, che ci si pone al riguardo, potrebbe consistere nell'affermare che Alfarabi ritiene che la filosofia sia indipendente dalla religione; o almeno,in subordine, che non sia la religione fondamentale nell'approccio della conoscenza. Concetto questo laico comunque molto averroistico. Una posizione da libero pensiero, se pur Alfarabi confermi la sua fede musulmana. E su posizioni averroistiche, in fondo, si ritrova anche Dante, nonostante tutto, e, paradossalmente, lo stesso San Tommaso d'Aquino, quel San Tommaso d'Aquino che vestiva da arabo quando insegnava all'università di Parigi, implicitamente resta averroista. Invito a leggere la mia nota su Dante eretico, su Il senso di Dante, su Dante futurista, su Dante e l'Islam, su Dante and Islam e altre considerazioni sulle influenze arabo-islamiche sul Sommo Poeta.
Casalino Pierluigi.

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