E certo che le cose stanno così, dice Giuseppe. L'interesse dei sauditi è di sloggiare Assad e di ampliare la propria influenza in Medio Oriente, anche, diciamocela, in concorrenza con Turchia e Qatar, e dopo la vittoria su tali potenze regionali avvenuta in Egitto grazie ai militari e forse presto anche in Libia e in Tunisia. Il solo Paese, a parte l'enigmatica Algeria, a garantire e a garantirsi stabilità è dunque, a conti fatti il Marocco. La Francia e gli USA cercano di prevenire la Russia che stava per assumere un ruolo di inedito alleato dei sauditi e che questi ultimi continuano a cercare di convincere ad abbandonare 'Iran e i suoi alleati nell'area, cioè il regime di Damasco, gli Hezbollah e gli sciiti irakeni, che l'Arabia Saudita non sopporta. La Francia ha in corso affari di prim'ordine con i sauditi e così gli USA, anche per non perdere il loro ruolo di primo piano da quelle parti iniziato negli anni Trenta a spese dell'egemonia britannica, si stanno muovendo verso l'intervento contro la Siria, se pur consapevoli dei rischi, ancorché con un'azione limitata, di destabilizzazione. Israele, saggiamente ricorda lo stesso Giuseppe, è d'accordo a colpire Assad, senza peraltro disarcionarlo, per i pericolosi contraccolpi eversivi che ne deriverebbero soprattutto sul piano della sicurezza dello Stato ebraico e anche, diciamocelo, del Vecchio Continente e non soltanto in chiave terroristica, ma anche strategica se dovesse scendere in campo l'Iran. Relata refero.
Casalino Pierluigi, 31.08.2013
Casalino Pierluigi, 31.08.2013
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