lunedì 26 luglio 2021

Verso il Futuro


Il passato fa i dispetti per la difficoltà di riscriverlo e di capirlo meglio. Il futuro vive invece per fare dispetti, anche quando non c'è ancora. Sul più bello si apre una porta, oltre la quale non siamo sicuri di ricordare cosa abbiamo intravisto o intuito. Presentimenti che ci fanno immaginare il futuro, senza esserne però certi. Argomento scivoloso, tortuoso, infido, anche perché di ciarlatani è pieno il mondo. Esiste davvero un'apertura nascosta verso il divenire? Contro i falsi presagi mettevano già in guardia gli antichi testi sumerici e lo stesso Maimonide. Possiamo indovinare la nostra e altrui sorte quasi come in una nebbia. È lo stesso sguardo penetrante che ci fa scoprire il passato ignoto che grava sul nostro destino. Il futuro è vicino, vicinissimo. Se solo riuscissimo a svelarlo, a incontrarlo da qualche parte. Allora partiamo subito per questo luogo introvabile, sfuocato, pericoloso e seducente, attraente. Andiamogli incontro  subito, a tutti i costi: individuiamo ed indoviniamo il mondo, finché abbiamo il tempo per farlo e parole per dirlo.
Casalino Pierluigi 

sabato 17 luglio 2021

La Liguria descritta da Rutilio Namaziano



Claudio Rutilio Namaziano fu poeta latino di origine gallica. Nativo probabilmente di Tolosa, figlio di un alto funzionario imperiale, intraprese la carriera amministrativa sino a diventare praefectus urbi nel 414 d.C. Negli anni seguenti, però, dovette lasciare Roma per tornare nella sua terra invasa dai Vandali, non senza prima elevare un inno di  straordinario lirismo alla gloria e alla grandezza di Roma eterna.Tale viaggio è pervaso piu' dalla malinconia per l'addio a un mondo felice, centro dell'universo civile e suo personale, che dalla nostalgia del paese di origine. Il viaggio viene compiuto per mare, a causa delle pessime condizioni della Via Aurelia e della Via Iulia Augusta, rese impraticabili dopo il passaggio devastante dei Visigoti; il viaggio intervallato da numerosi scali, viene ripercorso nel De reditu suo, poemetto in distici elegiaci che si interrompe al verso 68 del libro II con l'arrivo a Luni. Recentemente sono stati scoperti degli scarsi frammenti riferiti alla Liguria, una vera Roma d'Occidente, con la prosecuzione della traversata fino ad Albenga. Un momento di grande fascino, che riepiloga un'era e assume un valore epocale. Pregevole per candore espressivo è la raffigurazione del Mar Ligure e della litoranea che l'autore dipinge con tratti graziosi e sapienti, sebbene non privi di un certo artificio.L'acqua tranquilla ci sorride, mentre i raggi del sole la increspano e l'onda solcata dalla nave mormora con un lieve suono: e' il suono della bellezza.Cominciano ad apparire le cime dell'Appennino, "nella direzione in cui Teti freme respinta da un monte elevato". "Siamo giunti con veloce movimento a candide mura; dà nome al luogo la scintillante sorella del Sole. La pietra con i suoi massi supera i gigli ridenti e sfolgora di una lucentezza dipinta. La terra, ricca di marmi, superba chiama a gareggiare in splendore le nevi immacolate". I versi tratteggiano uno scenario rasserenante e radioso, in cui la prosopopea dell'acqua che sorride e la luminosità del paesaggio stridono con la triste temperie storica, motivo del viaggio. In questo brano l'autore raffigura con maestria i luoghi in cui sorgeva l'antica Luna (evocata attraverso una preziosa perifrasi), lambita dal mare designato con l'antonomasia "Teti", mentre sullo sfondo appaiono le Alpi Apuane ricche di marmi. L'immagine dei gigli e quella della neve accrescono il senso di lucore quasi abbacinante dell'alata descrizione.Più corposi i versi dedicati a Genova."Lì, come è uso a Genova viene riposto il frumento, e si ergono contro i venti di Noto forieri di pioggia sicuri granai e vigile presidia i quartieri invernali della Liguria il soldato che porta una scrofa come insegna sul lanoso scudo. Siamo accolti nell'osteria: la generosa padrona serve a tavola, mentre un focolare dalle fiamme flessuose è acceso sotto un gran pentolone. L'ostessa ci offre del vino a prezzo non modico e l'orcio traboccante spande il suo liquido, emanando un gradevole profumo.Genova è rappresentata in modo realistico con le nubi imbrifere portate dai venti del Nord e con l'interno della taverna, tiepida per il fuoco acceso, in cui l'ostessa mesce del vino dal sentore piacevole". Il poeta non rinuncia, pur all'interno di un quadro realistico, all'elegante metafora delle fiamme flessuose.L'ultimo lacerto ligure è dedicato alla descrizione delle mura che cingono Albenga enfaticamente paragonate a quelle di Tebe, di Atene e di Troia. Segue uno poco opportuno panegirico del console Costanzo, cui si deve la costruzione della cinta muraria della città ingauna.Questa è la Liguria tratteggiata dall’autore latino, una Liguria naturalmente molto diversa da quella attuale, come è facile immaginare, più selvaggia, incontaminata ed affascinante.Certamente si apre agli occhi di Rutilio la sagoma seducente della Gallinara che si presenta davanti ad Albenga. Davvero belli i versi di Rutilio Namaziano.Non era dunque costui poeta d'occasione, nonostante il manierismo dovuto all'imitazione dei modelli antichi.Ed era certo preferibile alla stragrande maggioranza dei poeti moderni e contemporanei.Di Rutilio, di solito, viene ricordata la descrizione che egli fece degli asceti cristiani visti sulle coste dell'isola di Capraia e che egli equiparava al rango di animali.Strana malattia dell'anima quella dell'ascetismo cristiano, secondo il poeta, che non ne comprende il messaggio di profonda spiritualità. Malattia fatta, a suo avviso, di assurde esagerazioni, di fanatismi impensabili,di follie innominabili ed il tutto in spregio alle piccole gioie della vita ed alle bellezze della Natura in nome non si saprebbe di quale astratto ideale.Molto più sano invece, nel pensiero dell'autore, il senso del Paganesimo che trasuda dalla poesia che produssero i suoi Vati e qui esemplificata dai bei versi ora riemersi dalle nebbie dell'oblio. Talvolta siamo così assediati dall'orrore, sembra dirci, che ci dimentichiamo che in qualche angolo esiste ancora la bellezza. L'autore definisce gli asceti della Capraia "lucifugi viri". Egli, da intellettuale conservatore, reputava il Cristianesimo e l'imbarbarimento dell'esercito romano mali assoluti per l'Urbe, non cogliendo il senso di una missione così rivoluzionaria, quella cristiana, che ci consentirà, invece, di conservare, tramite essa, proprio il patrimonio di quel mondo che Rutilio amava. Non a caso un altro intellettuale del suo tempo, il cristiano San Gerolamo, si chiedeva con eguale drammatica angoscia: "se Roma, nostro mondo, finirà cosa faremo?". Ingeneroso anche il suo atteggiamento nei confronti di Stilicone che fu generale valoroso e fedele, ma Rutilio non era privo di qualche pregiudizio.Sarebbe un bel colpo di fortuna reperire altri  brani del poemetto, sulla Liguria e la Gallia per vedere come il poeta dipingeva Albintimilium, Nikaia ed altri municipi e città, come la gia' rinomata zona matuziana oggi Sanremo. La Liguria che percorre Rutilio verso la Gallia Narbonese, soprattutto quella che collegava Sabazia (gia' patria dell'imperatore Pertinace) a Nikaia (l'odierna Nizza), era considerata dai romani una perla di fulgido splendore. Ma allora il suo litorale fino alla Gallia era chiamata Alpes Apenninae, mentre il nome Liguria era riferito alla Lombardia e alla Teanspadania. I vescovi della Gallia si erano rifugiati ad Albenga e a Genova, sotto l'incalzare delle orde barbariche e la desolazione regnava ovunque. Rutilio, oltre a salutare le mura di Albenga, con Milano capitale fortificata dell'ultimo occidente romano e della Liguria tardolatina, esalta la gioia di vivere perduta. Esistono  autori che manifestano un amore così vivo per la Natura e per le gioie della vita? Si dice che il vino ligure a quei tempi fosse molto aspro e corposo e piacerà davvero molto ai personaggi importanti che nella Storia ebbero modo di assaggiarlo. Circostanza di cui anche gli antichi storici greci e latini fanno memoria. Rutilio fu tra questi estimatori.
Casalino Pierluigi 

No vax inopportuni


In nessuna epoca del passato, nonostante le perduranti leggende interessate che ancora oggi fa comodo coltivare da parte di qualcuno in perfetta malafede o disinformazione, si pensava che la terra fosse piatta. Anzi l'amore per la scienza e il desiderio di conoscenza, soprattutto nel Medioevo, fanno definire quel periodo un'età della ragione e non del buio intellettuale, contrariamente a certe correnti del pensiero che per partito preso continuano a diffondere queste errate convinzioni storiche. Anche durante le epidemie si cercava di convincere della bontà delle allora iniziali misure preventive, profilattiche e terapeutiche che sono oggi alla base della moderna politica sanitaria. La stessa Chiesa scoraggiava le processioni come fattori di diffusione del contagio. Appare quindi sconcertante che ai giorni nostri certi vati dell'antiscienza terorizzino la pubblica opinione a fronte degli enormi progressi che la ricerca ha raggiunto. Un atteggiamento che va combattuto se non altro per il rispetto che si deve avere per il genio dell'uomo.
Casalino Pierluigi 
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domenica 4 luglio 2021

La lezione del greco e del latino: un'esigenza di civiltà.


La storia del latino e del greco è una sola storia quando se ne segnano le traiettorie sulla mappa della cultura europea. Tuttavia esistono divergenze anche in relazione al diverso modo in cui si è pensato all'uno e all'altro. Il latino suggerisce durata e stabilità, il greco evsnescenza e rovina, raffigurazione stessa della nostalgia, emblema di pensiero, di immaginazione e di vita. Il greco rappresenta umani e dei, politica, miti, luoghi, visioni estetiche, emozioni,  concezioni estetiche e sentimenti. Il latino universalità e organizzazione, il greco culto della parola, ricerca della verità. Con entrambe le lingue si può ancora ridare senso al mondo, significato ai nostri discorsi, sprofondati in una miserevole cultura liquida. Se è vero che al latino è mancato l'avvio influente del greco, peraltro si è perfezionato con due campioni come Cicerone e Virgilio. Il greco ha saputo trasformare le divisioni in realtà critiche, il latino ha preservato il culto della parola e dell'appartenenza ad una collettività di genti diverse. Di queste lingue e del loro messaggio abbiamo ancora bisogno, abbiamo soprattutto bisogno.
Casalino Pierluigi