Riguardo al destino dell'anima, Ibn Sina^ (Avicenna) ebbe una posizione ambigua. Da un lato accolse dalla Rivelazione coranica l'idea della resurrezione dei copi e del premio e della punizione dell'aldilà, dall'altro considerò come filosofici i problemi della resurrezione spirituale e del destina dell'anima dopo la morte. Anche per Avicenna (Ibn Sina^), naturalmente, la perfezione dell'anima si concretizza nell'abbandono delle seduzioni del mondo sensibile e visibile, cosa solo in parte possibile finché l'uomo resta in vita. Ma anche dopo la morte, l'anima che non sarà riuscita a purificarsi durante la vita resterà in qualche modo legata alla corporeità, anzi le sue sofferenze saranno ancora aumentate, a causa della futilità dei suoi desideri, nonostante che tali sofferenze non siano considerate eterne, in quanto il legame dell'anima al corpo è di ipo "occidentale". Vediamo come, ancora nel kitab al-ishrat wa 'l-tabihat, è affrontato il tradizionale e variegato problema dell'itinerario verso la salvezza.
Casalino Pierluigi, 2.07.2014
Casalino Pierluigi, 2.07.2014
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