Quando vediamo che il metropolita russo ortodosso Kirillin benedice la sciagurata guerra d'Ucraina nel solco di un atteggiamento che spesso tutte le religioni hanno adottato, sacralizzando i conflitti e venendo meno in tal modo all'originario messaggio di pace che è contenuto nei principi religiosi di base comuni a tutte le fedi, non è certo cosa edificante. Esaltare la guerra è pronunciare una bestemmia al pari di coloro che nel nome di Dio compiono azioni terroristiche. Erasmo da Rotterdam, grande intellettuale rinascimentale e cattolico tutto di un pezzo, definiva la guerra quanto di più forsennato e sventurato possa esistere. Entrambe le parti in lotta riceveranno più danni che vantaggi, mentre i governanti credono invece di trarre prestigio ed onori che sarebbe meglio trasformare in opere di prosperità e benessere per i loro sudditi. Papa Gregorio Magno diceva, d'altronde, che la sua cetra non cantava che lutti e sofferenze di fronte al dilagare delle violenze e delle rapine del suo tempo. Nessuno tuttavia più del poeta latino Orazio colse nelle guerre il fondo di tanta miseria, rinnovando la condanna dei conflitti che il commediografo greco Aristofane stigmatizzava nella sua celebre "Lisistrata", descrivendo lo sciopero del sesso delle donne contro la violenza omicida dei loro mariti o addirittura il ricorso alle più raffinate arti di seduzione per eccitare i mariti al fine di distrarli dai pensieri di guerra.
Casalino Pierluigi