domenica 19 maggio 2019

La civiltà dell'Islam

L'Islam irrompe nella storia quando Bisanzio e la Persia si infliggono colpi mortali e non riescono più ad affermare l'egemonia dei loro imperi. Per definire e comprendere la civiltà islamica, aldilà della specifica connotazione religiosa, che ne è stata all'origine, va sottolineato il contributo rilevante del pensiero greco nello sviluppo dell'Islam come fenomeno universale sia sul piano culturale che sotto l'aspetto del linguaggio politico. Se l'apporto del patrimonio straniero di idee all'originale Arabismo fu notevole, l'influenza della cultura greca rimane infatti preponderante. Un discorso questo che travalica l'identificazione il messaggio del Corano, cioè la parola di Dio trasferita in Libro, grazie alla lingua araba. Una lingua che finirà per diventare il principale strumento di coesione e di identificazione fra gli appartenenti alla stessa fede, ma anche di legame tra quanti vivevano ed operavano nel vasto ecumene musulmano, che comprendeva anche genti non musulmane e genti non arabe, ma musulmane. Anche a voler prescindere dalla fede, tuttavia, non bisogna dimenticare che con l'Islam, nato e sviluppatosi in mezzo agli Arabi come religione, è anche nata la cultura e la civiltà dei Musulmani. Non va trascurato in questo contesto il ruolo che la lingua persiana ha svolto nella cultura islamica, e perciò anche nella filosofia, e questo fino ai giorni nostri. Se può venire  infatti di naturale riportate agli Arabi la prima paternità della filosofia islamica, ciò non è affermazione corretta, dal momento che gli Arabi preislamici ci hanno lasciato solo brani di poesia. Una civiltà autonoma, che pure ha assorbito ogni sorta di influenza esterna, greca, cristiana, organica, indiana, comincia a manifestarsi dell'Islam non prima del IX secolo, quando cioè ha politicamente raggiunto ormai da tempo il massimo fulgore, sotto l'egemonia più culturale che nazionalistico-politica della dinastia Abasside. Gli Abassidi erano riusciti a realizzare una sintesi tra le culture dei popoli sottomessi, nel nome di una fede e di una lingua ormai comuni ad un vasto raggio di popolazioni e di luoghi; e anche il multiforme sviluppo della cultura filosofica e scientifica, oltre che civile e politica dell'Islam, si possono in gran parte spiegare con l'alterno prevalere dell'una e dell'altra corrente religiosa nei vari luoghi e momenti dell'impero. Il fatto poi che larghi settori dell'intelligenza islamica fossero segnati da sentimenti certamente laici e non necessariamente confessionali, vi svela come e quanto il processo dinamico della civiltà dell'Islam andasse ben oltre la pur importante tradizione religiosa. Ne è un esempio un pensatore come Ibn Rushd (l'Averroe' dei Latini), il quale riprende la cultura greca, senza trasfigurarli con elementi mistici, e ponendosi in tal modo come uno dei padri dell'Europa moderna. Se è vero che dell'Islam non ci sono mai due diverse e separate sfere, quella spirituale e quella temporale, né la distinzione tra Chiesa e Stato come in Occidente con proprie leggi, giurisdizioni, strutture e gerarchie. Dell'Islam dei tempi precedenti l'occidentalizzazione non vi erano due poteri, ma un potere solo e neppure era conosciuta la laicità e la libertà di pensiero. Oggi la distinzione tra aspetto religioso e aspetto secolare appare un dato di fatto in molti paesi islamici, pur con le debite sfumature, mentre contro tale separazione si scagliano i fondamentalisti islamici. E pensare che il fiorire della civiltà islamica, così sensibile alla cultura e all'amore della conoscenza, fece di quel mondo, nel suo momento migliore, un qualcosa di irripetibile, attraverso un messaggio di intelligenza che, di fronte ai secoli bui dell'Europa, si distinse per apertura e posizioni avanzate in molti campi della società e del sapere. Del resto l'Islam assunse carattere universale e già nel VII secolo la diaspora araba aveva raggiunto la massima espansione e, sotto il dominio degli Abassidi, erano ad Oriente iranici, turchi, curdi e aramei, ad Occidente berberi e spagnoli, siciliani e in parte anche italici. Anche dopo il precoce declino della dinastia, alla metà del secolo IX, rientrano per sempre nella storia del califfato, oltre all'Iraq, che resta il centro dell'impero, la penisola arabica, la Mesopotamia, la Siria, l'Egitto e l'Occidente islamico, mentre le province dell'Iraq, la Persia, e altre regioni limitrofe ad est resteranno legate all'impero solo per la cultura e la religione. L'influsso greco fu primario anche nell'organizzazione civile e militare,  specialmente per la marina, nel diritto, nella burocrazia di corte. L'Islam unì gli Arabi e li immmise nella grande storia, predico' la soggezione di tutto il genere umano ad un Dio creatore e giudice, ma dal punto di vista dell'organizzazione sociale si limitò a inculcare l'obbedienza al Profeta. In realtà il potere dei primi califfi non fu affatto assoluto, ma tale divenne gradualmente come viene descritto dalle Mille e Una Notte. Dopo aver perduto in tale assolutismo la libertà individuale, gli Arabi perdettero poi nel corso del XVI secolo anche quella collettiva o nazionale, venendo quasi per intero a far parte, salvo il Marocco, del dominio turco. E dovettero attendere più di mille anni dal loro ingresso nella storia perché la riflessa coscienza della libertà e il correlativo bisogno si facessero sentire tra loro.
Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.

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