Se il Tour rappresenta l'orgoglio e le speranze cisalpine, attraverso il rinnovarsi di un'epopea che esalta i campioni che lo hanno vinto, ma anche di quelli che ne hanno scritto le pagine più gloriose, il Giro, se pur considerato proprio con un vezzo nostrano un pò provinciale una gcrsa meno titolata, interpreta un percorso che ci propone di volta in volta con le sue tappe soprattutto la bellezza dei luoghi del Bel Paese. Mentre il giallo della maglia dei leader in Francia assume un rilievo di livello cosmopolita come universali sono i tre principi della Rivoluzione, è il rosa delle albe, delle gote delle belle ragazze d'Italia, della stampa sportiva che lo sostiene, che avvolge il Giro. Un Giro divenuto anch'esso globale, certamente, per la passerella di protagonisti mondiali che si danno battaglia tra maggio e giugno con epilogo a Milano in maglia rosa, il rosa che incorona il vincitore della competizione. Sono passati 108 anni da quando dal capoluogo lombardo partiva questa magica avventura di corridori per i borghi e la città d'Italia. Quest'anno le biciclette cominceranno a sfrecciare da quella Sardegna che non fu certo da meno nella costruzione dell'Unità Nzionale, per la fedeltà secolare dei suoi figli alla causa della patria. Uno "spettacolo strano ed insolito ", come sempre, proprio come lo definì la Domenica del Corriere, e tuttora affascinante per la cifra augurale e coreografica che porta con sé da allora lungo le strade italiche, da Nord a Sud. Una corsa, il Giro d'Italia, gloriosa e fragile al tempo stesso, al pari dei nostri destini, continuamente segnati da cadute e da riprese, secondo il cosume delle nostre genti, anche quando la linea rosa subì una sosta drammaticamente forzata a causa delle due guerre mondiali, che ne interruppero soltanto per poco, tuttavia, il cammino festoso.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi
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