sabato 17 dicembre 2016

L'ITALA E LA CRISI DI UNO STATO SOCIALE MAI NATO

Di recente anche l'autorevole Corriere della Sera si è accorto di quanto distante dalla media europea sia il sistema di protezione sociale in Italia, confrontando quest'ultimo soprattutto con l'analogo modello francese, il più vicino geograficamente, che ci surclassa per generosità ad ogni livello, dagli incentivi alla natività agli aiuti non solo per gli indigenti, ma anche a quanti comunque si dibattono in difficoltà economiche. Circostanze che ho potuto verificare anche di persona nella confinante terra francese, vivendo ad Imperia. La classe politica, intenta a pensare di tutto fuorché al sostegno alle politiche famigliari o alla protezione sociale, non ha mai avuto per riflettere sul vergognoso primato italiano che ci pone quale fanalino di coda in Europa, di cui copiamo solo ciò che non va e non importiamo ciò che funziona e che bene si adatta alla gente in tempo di crisi. Non so bene quale logica e quale modello di welfare il legislatore o il costituzionalista avesse in mente in passato, ma neppure una volta si è chiesto che cosa si possa fare per dare alla gente fiducia e far sentire lo stato vicino, pensando solo a tartassare di tasse i ceti sociali senza discriminazione; anche i ricchi resi colpevoli spesso ingiustificate di malefatte evasive strombazzate dai media (ci saranno anche, ma il clima è diventato tale che solo il buon cuore dei privati sente la necessità di aiutare chi soffre) hanno subito un colpo aldilà delle loro stesse responsabilità e solo nel nome della demagogia. In realtà nessun politico ha mai voluto esaminare fino in fondo la questione sociale: tagli di spesa senza senso hanno finito, con la complicità in primis del governo tecnico Monti-Fornero, esperienza sciagurata e scellerata che ha sposato i diktat degli aristarchi dell'austerità e che ha condotto al disamore di massa verso la classe politica. Ora si sente solo parlare di riforme costituzionale, di leggi elettorali, di altre questioni non così sentite famigliari dai cittadini e a nessuno viene in mente la grande lezione di Massimo D'Azeglio che diceva quanto sia inutile addossare le colpe dei nostri mali agli stranieri, mentre siamo noi i peggiori colpevoli della nostra disgrazia. I grandi spiriti della democrazia che nel dopoguerra si rivolsero con coraggio al popolo italiano sui rivoltano nella tomba.
Casalino Pierluigi

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