La Liguria, specialmente il suo Ponente, era già terra d'olio prima dei romani. E proprio l'olio ne ha sempre rappresentato le sue migliori tradizioni. Ora che, anche quest'anno, si sono spente le luci sulla ribalta prestigiosa di Olioliva, un vero spettacolo di profumi e di sapori, secondo una ritualità che quest'anno ha davvero conquistato tutti, superando ogni record, una riflessione è quanto mai opportuna. E soprattutto in un momento in cui divampano le polemiche su drammi globali di più ampia ed inquietante portata, che rischiano di compromettere la permeabilità dei mercati. Olio e guerra, dunque. Olio e guerra, certamente, si sono sempre confrontati, anche quando i disastri dei conflitti hanno fatto temere il peggio. Senza pane ed olio i nostri vecchi avrebbero, infatti, sofferto una miseria più grave. Ed anche in tempi di rinascita, finita la seconda guerra mondiale, il mix di pane ed olio, come ci insegnavano i nostri nonni, e anche i nostri padri, ha riempito la pancia e sostenuto il morale, prima che la cornucopia del miracolo economico italiano mettesse alle spalle gli strascichi bellici. E quando ciò avveniva l'olio d'oliva non era ancora, forse, nel mirino della sofisticazione come adesso, trattandosi di un bene primario e come tale sia da vendere che da consumare. Era sicuramente già uno dei miti della nostra Liguria, un asso da calare sulle tavole del mondo come messaggero di buon gusto e di sani principi. E lo è ancora in questa stagione di fanatismo omicida nella speranza che la renda meno amara. l'olio resta la nostra prima risorsa che non aspetta altro che trascinare in avanti le altre nostre espressioni nel contesto di augurabili iniziative e sinergie comuni. In principio, quindi, era l'olio: insomma un mondo, anzi il mondo intero, in un frantoio.
Casalino Pierluigi, 5.12.2015
Casalino Pierluigi, 5.12.2015
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