La nostra libertà d'espressione u cui si fonda la civiltà moderna è in pericolo, in un grave pericolo. Quasi si percepisce un clima da ultima spiaggia, dopo i reiterati attentati alla libertà di parola che vengono dalle minacce dell'integralismo islamico (vedi i casi di Salman Ruhdie e di Benedetto XVI, ma anche quelli più recenti e ben più tragici), ma anche da un rigurgito antisemitico di intollerante stupidità, soprattutto perché non si origina dal basso, ma dalle élites, dai media e dalle università. E'un clima, dunque, da anni 30, forse più insidioso e perverso, che ripete quelle sconsiderate gesta di cui furono autori i nazisti (le vignette contro gli ebrei nella Germania hitleriana) e sovietici (l'odio dei circoli intellettuali russi contro il "cosmopolitismo degli ebrei", ma anche ambienti culturali nostrani, di cui facevano parti uomini come Norberto Bobbio e Concetto Marchesi, tutti padri nobili della sinistra italiana, che, durante il fascismo, firmarono disinvoltamente il questionario di regime sulla "razza ebraica". Oggi qualche mente malata pensa davvero che Israele e Gerusalemme siano sacrificabili e autorevoli esponenti del mondo accademico in Occidente chiedono di interrompere ogni rapporto con Tel Aviv, in una sorta di orgiastica ricerca di autolesionismo, perché tale è questa scelta, che combatte chi invece difende la libertà. I segnali di questo pericolosissimo trend sono molti e crescenti al punto di constatare che la stessa moderata regina d'Inghilterra e il principe Carlo non abbiano mai messo piede in Israele, mentre, al contrario, si recano spesso in Paesi che non rispettano, per naturale vocazione, i diritti civili, quali l'ineffabile Arabia Saudita, da cui nascono tutti i fiumi dell'eversione salafita, che avvelena anche l'Islam tradizionale e ben pensante. Non c'è più pudore.Le frontiere di Israele sono le nostre frontiere. Nessuno è senza difetti e anche Israele ne ha, ma di qui a lasciarsi trascinare in questa deriva di antisemitismo insensato ce ne corre. Occorre dunque fermarsi sull'orlo di un precipizio che non può che portarci alla roivina.
Casalino Pierluigi, 15.12.2015
Casalino Pierluigi, 15.12.2015
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