Lo scopo della Dichiarazione Schumann fu quello di creare le condizioni per l' pacificazione tra Francia e Germania, mettendo in comune con la CECA(Comunità del carbone e dell' acciaio), che prese avvio nel 1951, le risorse che erano state la fonte dell'ostilità bellica tra i due Paesi in vista di un progetto di sviluppo economico che puntasse ad una Federazione Europea. Al progetto integrativo aderirono subito Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Tuttavia il nostro governo allora presieduto da Alcide De Gasperi, oltre ad aderire, operò attivamente per conferire al progetto franco-tedesco un caratterizzato una fisionomia politica originale e di tipo federale. Grazie alla collaborazione tra De Gasperi ed Altiero Spinelli, il governo di Roma contribuì a dare un connotato federale alla CED (Comunità Europea di Difesa), presentandolo tramite il ministro degli esteri italiano Taviani, ma naufragato nel 1954 soprattutto per l'opposizione ancora improntata al perdurante nazionalismo transalpino. La CED, sottoscritta già nel nel 1952 dagli stessi Paesi che avevano dato vita alla CECA.CED e CECA erano le due gambe del disegno che avrebbe dovuto condurre alla Federazione Europea vera e propria. Nonostante la non approvazione della CED, la pacificazione euro occidentale del Vecchio Continente è stata raggiunta grazie alle istituzioni sovranazionali concepite dai Trattati di Roma del 1957. E ciò in forza della crescita economica indotta dal mercato comunitario integrato e dalla presenza dell'ombrello americano della difesa. Quell'iniziale e timida coscienza paneuropea è andata poi, nel tempo, appannarsi, nonostante i progressi degli ultimi decenni del XX secolo. In tale periodo le condizioni formulate hanno in ogni caso consolidate le nostre democrazie liberali. Veniamo ora al 2025: c'è una guerra in corso nel continente europeo, dovuto al ritorno di fiamma della logica di potenza della Russia e dal mai suo sopito spirito dispotico e si assiste ad una certa paralisi del disegno comunitario che ostacola le proposte dal rapporto Draghi (creare un debito comune) e dal rapporto Letta (rafforzare il mercato interno): un ostacolo che viene dai governi europei preoccupati di difendere la loro sovranità nazionale. Sul piano militare l'Europa comunitaria resta prigioniera delle perplessità nei confronti di un'architettura comune, rischiando così di fare il gioco della Russia e delle sue interferenze aggressive. Il progetto di difesa intergovernativo non è stato neppure sottoposto alla valutazione del Parlamento europeo. In questo contesto è stato inevitabile che la Francia e la Germania abbiano deciso di assumere la guida della difesa e dello stesso rilancio economico, come avvenne 75 anni fa; e ciò rinunciando ad ataviche pregiudiziali proprio per evitare le conseguenze negative dell'oscillare neurotico del tutoraggio americano, che non sembra più garantire un impegno serio a collaborare alla difesa delle democrazie del Vecchio Continente di fronte alle minacce e alle guerre ibride promesse dalla Russia di Putin. Sull'argomento si deve concludere che la nuova Europa integrata non può però nascere sulla dominazione di alcuni Paesi ma su una seria integrazione del mercato interno, e che in particolare il sistema di europeo di difesa sia comunque indipendente dall'America, aldilà delle sue diverse presidenze. 75 anni fa fu il governo italiano ad indirizzare le iniziative franco-tedesche verso una concreta prospettiva federale. Oggi il governo italiano saprà ancora farlo? O punta solo a sopravvivere, come la logica dell'Italietta dei partiti della cosiddetta tarda Seconda Repubblica ci ha abituato a vedere?
Casalino Pierluigi